Per il Progetto con Slow Food “Le Mani dei Maestri” la nostra recensione per Enoteca Papa’ Noe’

Nell’abito del progetto “Maestri del Gusto” al quale collaboriamo in qualita’ di Food Expert per Slow Food e Camera di Commercio Torino e Provincia, Lisa Fontana e Gisella Ghelfiora si sono recate alla nota Enoteca Papà Noè anoverata nella categoria “Maestri del Gusto”. 

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Situata nell’elegante Corso Stati Uniti di Torino, l’Enoteca Papà Noè, sembra avvolgere i suoi clienti in un caldo abbraccio, caratteristico di quegli ambienti cui si è volutamente lasciare un’aria in po’ retrò, pur riportandoli all’attualità.

L’impressione, a prima vista, è quella di entrare in una biblioteca, per poi accorgersi che gli scaffali non ospitano libri antichi, ma vini selezionati.

Ci si trova di tutto: dalle grandi etichette nazionali e internazionali alle piccole cantine, visitate personalmente dai proprietari, che prestano grande attenzione alle maison francesi, sia quelle più famose, che quelle di produttori meno noti e di nicchia.

Unica pecca sorprendentemente inaspettata, l’accoglienza non certamente adeguata e in linea con quello che dovrebbe essere lo spirito dei Maestri soprattutto considerando il fatto che l’incontro presso l’enoteca era stato pianificato secondo le loro disponibilita’.

Dalle 18.30 fino alle 21.30 si serve l’aperitivo accompagnato da piccoli piatti, per lo piu’ acquistati in una vicina gastronomia o meno di sovente preparati da Chicca, la proprietaria, a casa sua, e da lei stessa portati in Enoteca.

Numerose le etichette presenti nazionali e internazionali che offrono una scelta degna di un’enoteca tra le piu’ blasonate e conosciute di Torino, anche se i ricarichi applicati tal volta sono un po’ onerosi.

Ci è stato doviziosamente descritto che tanti sono i vini al calice disponibili da abbinare a ostriche, foie gras, patè, salmone selvaggio canadese, lumache alla parigina, oltre a formaggi e salumi … ma quella sera sul bancone c’erano solo affettati, bruschette, grissini e delle patatine chips e a noi, non resta che fidarci del racconto di Chicca.

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